I casi Conte e Tacchinardi: le stravaganti conclusioni.
In corso d’opera il professor D’Onofrio si sofferma su due "casi", secondo il suo dotto parere, anomali.
I calciatori oggetto di questo ulteriore sviluppo della perizia sono: Alessio Tacchinardi e Antonio Conte. E’ da notare come, nel periodo interessato, entrambi i calciatori fossero infortunati:
- Tacchinardi per "... una broncopolmonite virale interstiziale bilaterale, diagnosticata il 7/2/1996, trattata con antibiotici e cortisone, che lo hanno reso non idoneo all’attività agonistica per due mesi. " pagina 36 della perizia,
- Conte per "...ematoma al muscolo quadricipite della coscia sinistra, prodotto da un incidente di gioco" in data 23/05/96, pagina 26 della perizia.
Il caso di Conte
Si può notare, fin da subito, come il centrocampista Antonio Conte fosse stato ricoverato presso l’Azienda Ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino il 23/05/1996 (l'incidente di gioco è avvenuto la sera del 22/05/1996 a Roma) per 5 giorni, e fosse stato poi trasferito presso la Clinica Fornaca (così a pag.26): "Sorprendente è in questa circostanza soprattutto il recupero del livello di emoglobina, che passa da 11,1 (emocromo eseguito al S. Giovanni Battista il 28/5, prima del trasferimento) a 13,0 il giorno successivo alla Clinica Fornaca": si prega di notare come gli incrementi del valore di emoglobina, che il perito non considera né fisiologici né naturali, siano avvenuti durante la degenza di Conte presso queste strutture. Come sarebbe stato possibile e a che pro dopare un calciatore infortunato, per di più, mentre si trova in ospedale?
Questi dubbi, ovvi e banalissimi per qualunque profano, non sfiorano il perito, il quale si dimostra troppo concentrato nel sorreggere “tutte le modificazioni individuate” che – a detta della Corte d’Appello prima e della Corte di Cassazione poi - rappresentavano sostanzialmente dei casi di asserita anormalità circoscritti in un contesto di normalità.
Anzi a pagina 27 scrive a proposito del caso Conte: " ....questo ulteriore aumento rapido e consistente fino a valori superiori alla sua media precedente può essere spiegato soltanto da uso di eritropoietina (associata a ferro) o trasfusioni di globuli rossi. " E a pagina 39 conclude: "... Queste variazioni in aumento implicano l’adozione quasi certa di pratiche farmacologiche, come l’eritropoietina, o trasfusionali volte a superare una condizione di anemia lieve e transitoria. Di queste misure terapeutiche non si ritrova nessuna traccia nella documentazione esaminata. La loro attuazione non è clinicamente giustificata e può aver avuto lo scopo di affrettare il recupero agonistico; ...." .
E’ interessante notare come queste conclusioni siano tratte in assenza di qualsivoglia base scientifica e come le certezze sventolate si riducano a locuzioni che poco o nulla hanno a che fare con i “fatti”: “quasi certa” ovvero “può essere spiegato” sembrano più il manifesto elettorale di un politico che quello di uno scienziato. Il margine argomentativo, lasciato da queste locuzioni, porta a concludere, senza timore di essere smentiti, che le asserite variazioni rientrino, perfettamente, in un quadro clinico naturale .
Quindi, secondo il perito si è fatto uso di EPO (o si sono praticate trasfusioni) per affrettare il recupero agonistico dei due calciatori in questione; non per migliorare le prestazioni di qualche giocatore alla vigilia di qualche partita, ma per affrettarne il recupero. Già questo suona strano. Ma poi è sufficiente dare un'occhiata alle date per consolidare i sospetti su questa discutibilissima interpretazione, nonché sull'intera perizia: ebbene il periodo in cui, secondo le tesi del perito, Antonio Conte sarebbe stato sottoposto a pratiche dopanti per affrettarne il recupero agonistico è fine maggio del 1996.
Il 22 Maggio 1996, come tutti i tifosi juventini ricordano, si gioca a Roma la finale di Champions League Juventus-Ajax; questa è l'ultima partita ufficiale della stagione per i bianconeri, che hanno disputato l'ultima giornata di campionato il giovedì precedente, come è possibile verificare:
Round 34 (May 12, 1996)
Atalanta - Padova 3-0 12' aut. Serao, 16' Sgrò, 54' Herrera
Bari - Juventus 2-2 20' aut. Montanari (JU), 45' Protti, 69' Vialli (JU), 85' Protti
Cagliari - Parma 2-0 41' aut. Sensini, 75' rig. Oliveira
Milan - Cremonese 7-1 7' aut. De Agostini, 22' Florijancic (CR), 59' Weah, 61' aut. De Agostini, 65' Panucci, 83' Di Canio, 84' Boban, 85' Di Canio
Napoli - Udinese 2-1 28' aut. Pecchia (UD), 41' rig. Pizzi, 71' Policano
Piacenza - Fiorentina 0-1 21' aut. Corini
Roma - Inter 1-0 44' rig. Di Biagio
Torino - Lazio 0-2 1' Boksic, 9' Signori
Vicenza - Sampdoria 2-2 18' aut. Mannini (VI), 20' Seedorf, 32' Murgita (VI), 83' Mancini R.
Nel corso della finale di Champions League, durante uno scontro di gioco, si infortuna Antonio Conte, che viene sostituito al 44' del primo tempo da Jugovic (che poi segnerà il rigore decisivo):
Final, Stadio Olimpico, Roma, 22 May 1996, att 80000
Juventus (1) 1 Ajax (1) 1
12' 1-0 J: Ravanelli
41' 1-1 A: Litmanen
after extra time, Juventus won 4-2 on penalties
Juventus (trainer Lippi)
Peruzzi; Ferrara, Torricelli, Vierchowod, Pessotto; Conte (Jugovic 44), Paulo Sousa (Di Livio 57), Deschamps, Del Piero; Vialli, Ravanelli (Padovano 77)
Ajax (trainer Van Gaal)
Van der Sar; Silooy, Blind, Davids, F.de Boer (Scholten 68); R.de Boer (Wooter 91), Litmanen, Musampa (Kluivert 46); Finidi, Kanu, Bogarde
Penalty shoot-out
Ajax: Davids (stopped), Litmanen, Scholten, Silooy (stopped)
Juventus: Ferrara, Pessotto, Padovano, Jugovic
Riepilogando: la sera del 22/05/1996 Antonio Conte si infortuna durante l'ultima partita della stagione, ed il giorno dopo viene ricoverato "...presso l’Azienda Ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino ...". Dopo qualche giorno, secondo il perito sarebbe stato sottoposto a pratiche dopanti, al solo scopo di affrettarne il recupero agonistico!!!!
Già, ma in vista di quale partita? Il professor D’Onofrio non lo dice, e sarebbe interessante saperlo visto che la stagione era decisamente terminata e il prossimo incontro ufficiale della Juventus si sarebbe disputato a settembre, ossia dopo circa 3 mesi dall'infortunio.
Secondo l’ematologo si sarebbe praticato quello che potrebbe essere definito un "doping di fine stagione": quando un atleta si infortuna si cerca di farlo guarire con una certa celerità.
Alzi la mano chi non ha mai sentito "il giocatore xxx gioca con un’infiltrazione ..". Ma quale momento della stagione agonistica è il migliore, per un atleta, perché possa curarsi con tutta calma, senza l'assillo di dover affrontare una gara? Sicuramente la fine della stagione, quando non ci sono più gare ufficiali per svariati mesi e si ha la possibilità di recuperare senza forzare.
Ebbene, questa, che sarebbe un’ovvia considerazione, viene invece clamorosamente smentita dal prof. D'Onofrio, secondo cui si può arrivare a dopare un atleta infortunato, al solo scopo di affrettarne il recupero agonistico per le vacanze estive !!! Incredibile, davvero incredibile.
Questo episodio, unitamente alle affermazioni circa il limite fisiologico relativo all'aumento dell'emoglobina, getta una luce sinistra sull'intera perizia. Luce che si intensifica maggiormente, ricordando che lo stesso Tribunale presieduto da Casalbore, nella sentenza di condanna, disattese le conclusioni tratte dall’ematologo, assumendo che l’Epo fosse stata somministrata prima dell’infortunio di Conte e non dopo, aggiungendo dubbi a dubbi, sulla perizia e sulla sentenza di primo grado, non a caso sgretolatesi entrambe in appello.
Come se non bastasse questo autentico flop relativo al "caso Conte", il perito risponde alle obiezioni della difesa – le stesse da noi avanzate - durante un’udienza, affermando che se la stagione per la Juventus era finita, di lì a poco la Nazionale italiana avrebbe disputato i campionati europei. Pertanto, si sarebbe sottoposto Conte a pratiche dopanti per affrettare il suo recupero agonistico in vista di questa manifestazione.
Leggendo le argomentazioni dell’ematalogo sembra di assistere allo studente che, tardando l’entrata a scuola, adduca una serie infinita di scuse nella speranza di centrare quella decisiva: da un lato si richiama, frettolosamente e senza criterio, la responsabilità della Juventus (doping di fine stagione), poi, sotto la pressione delle obiezioni relative alla vacuità di tale statuizione – la stagione era già finita -, si paventa che il recupero servisse per la nazionale, traslando – in maniera scriteriata – la responsabilità dallo staff bianconero al giocatore e/o alla figc. Il tutto per supportare valutazioni altalenanti e frettolose, per non dire inconcludenti.
Tali asserzioni, se mai ce ne fosse un ulteriore bisogno, vanno a demolire l’ultimo residuo di credibilità e attendibilità di uno dei documenti chiave di quel processo. Le affermazioni del perito lasciano stupefatti, è facile infatti obiettare che
1) se il recupero di Conte interessava la Nazionale, e non certo la Juventus, che anzi avrebbe accettato malvolentieri di rischiare un proprio patrimonio quale è il giocatore, perché le pratiche dopanti le avrebbero messo in atto i responsabili della Juventus?
2) Conte viene ricoverato il 23/05/1996, viene trasferito alla clinica Fornaca il 29/05/1996, e completa il suo recupero il 20/06/1996 quando il suo valore di emoglobina arriva a 16.2 g/dl come documenta il perito a pagina 27. Peccato però che la Nazionale Italiana avesse già giocato e concluso il suo europeo, senza Conte!!!!
Come è facile vedere, infatti la nazionale Italiana giocò in quella manifestazione le sole 3 partite del turno eliminatorio disputate l'11 Giugno, il 14 Giugno e il 19 Giugno:
Liverpool (Anfield Stadium) - Tuesday, 11 June 1996 - h. 16,30
ITALIA - RUSSIA 2-1 (1-1) VIII European Championship of Nations "X Henri Delaunay Cup" (Final Phase, Group C, 1st Match)
ITALIA: Peruzzi (Juventus) 9, Mussi (Parma) 9, Costacurta (Milan) 37, Apolloni (Parma) 13, P. Maldini (Milan) 69 (cap.), Di Livio (Juventus) 6 (61' Fuser (Lazio) 6), Di Matteo (Lazio) 14, Albertini (Milan) 37, Del Piero (Juventus) 11 (46' Donadoni (MetroStars NY) 61), Zola (Parma) 21, Casiraghi (Lazio) 32 (79' Ravanelli (Juventus) 10). Coach: A. Sacchi. Subs bench: Toldo (Fiorentina), Bucci (Parma), Carboni (Roma), Nesta (Lazio), Torricelli (Juventus), D. Baggio (Parma), Rossitto (Udinese), Chiesa (Sampdoria).
RUSSIA: Cherchesov, Tetradze, Onopko (cap.), Bushmanov (46' Yanovski), Kovtun, Kanchelskis, Radimov, Mostovoj, Karpin (62' Kiryakov), Tsymbalar (70' Dobrovolskij), Kolyvanov. Coach: O. Romantsev. Subs
bench: Kharin, Ovchinnikov, Gorlukovich, Shalimov, Khokhlov, Beschastnykh, Simutenkov.
Referee: Mottram (Scotland).
Scorers: 4' Casiraghi, 21' Tsymbalar ®, 51' Casiraghi
Attendance: 35,120 buyers
535.
Liverpool (Anfield Stadium) - Friday, 14 June 1996 - h. 19,30
CZECH REPUBLIC - ITALIA 2-1 (2-1) VIII European Championship of Nations "X Henri Delaunay Cup" (Final Phase, Group C, 2nd Match)
CZECH REPUBLIC: Kouba, Latal (87' Nemecek), Hornak, Kadlec (cap.), Suchoparek, Nemec, Poborsky, Bejbl, Nedved, Berger (63' Smicer), Kuka. Coach: D. Uhrin. Subs bench: Srnicek, Maier, Drulak, Frydek, Kubik, Kotulec, Rada, Novotny, Kerbr.
ITALIA: Peruzzi (Juventus) 10, Mussi (Parma) 10, Costacurta (Milan) 38, Apolloni (Parma) 14, P. Maldini (Milan) 70 (cap.), Fuser (Lazio) 7, D. Baggio (Parma) 31 (38' Carboni (Roma) 13), Albertini (Milan) 38,
Donadoni (MetroStars NY) 62, Chiesa (Sampdoria) 2 (77' Zola (Parma) 22), Ravanelli (Juventus) 11 (57' Casiraghi (Lazio) 33). Coach: A. Sacchi. Subs bench: Toldo (Fiorentina), Bucci (Parma), Nesta (Lazio), Torricelli (Juventus), Di Matteo (Lazio), Di Livio (Juventus), Rossitto (Udinese), Del Piero (Juventus).
Referee: Lopez Nieto (Spain).
Scorers: 4' Nedved, 18' Chiesa (I), 35' Bejbl
Attendance: 30,000
Note: 29' Apolloni sent off
536.
Manchester (Old Trafford Stadium) - Wednesday, 19 June 1996 - h. 19,30
ITALIA - GERMANY 0-0 VIII European Championship of Nations "X Henri Delaunay Cup" (Final Phase, Group C, 3rd Match)
ITALIA: Peruzzi (Juventus) 11, Mussi (Parma) 11, Costacurta (Milan) 39, P. Maldini (Milan) 71 (cap.), Carboni (Roma) 14 (77' Torricelli (Juventus) 4), Fuser (Lazio) 8 (81' Di Livio (Juventus) 7), Albertini (Milan) 39, Di Matteo (Lazio) 15 (68' Chiesa (Sampdoria) 3), Donadoni (MetroStars NY) 63, Zola (Parma) 23, Casiraghi (Lazio) 34. Coach: A. Sacchi. Subs bench: Toldo (Fiorentina), Bucci (Parma), Nesta (Lazio), D. Baggio (Parma), Rossitto (Udinese), Del Piero (Juventus), Ravanelli (Juventus).
GERMANY: Köpke, Strunz, Freund, Sammer, Helmer, Ziege, Hässler, Eilts, Möller (89' Bode), Klinsmann (cap.), Bobic. Coach: B. Vogts. Subs bench: Kahn, Reck, Reuter, Scholl, Kuntz, Schneider, Bierhoff.
Referee: Goethals (Belgium).
Attendance: 53,740
Note: 8' Zola missed a penalty. 60' Strunz sent off.
Volendo tracciare le conclusioni accusatorie, il quadro suonerebbe così: Antonio Conte sarebbe stato sottoposto a pratiche dopanti allo scopo di affrettare il suo recupero agonistico da parte del personale della Juventus, in vista di una manifestazione a cui non partecipava la Juventus, bensì la Nazionale Italiana; a tale manifestazione peraltro il centrocampista non ha nemmeno partecipato, non essendo stato convocato.
I valori dell'emoglobina occorsi in due giocatori infortunati sono riferibili ad uso di EPO o ad uso di trasfusioni, e queste pratiche sono state effettuate allo scopo di affrettare il loro recupero agonistico. Naturalmente, sempre senza sapere in vista di quale incontro o per quale motivazione: insomma un atto di pura fede, senza la benché minima spiegazione scientifica.
Ma l’eventuale assunzione di EPO o l'utilizzo di trasfusioni avrebbero inciso sui tempi di recupero dei due calciatori in questione? Perché ad un paziente in cura per "... una broncopolmonite virale interstiziale bilaterale, diagnosticata il 7/2/1996, trattata con antibiotici e cortisone, che lo ha reso non idoneo all’attività agonistica per due mesi", come riportato a pagina 36 riguardo al "caso Tacchinardi", viene somministrata EPO o viene praticata la trasfusione? Se lo scopo è velocizzare il suo recupero, da quando per guarire da "... una broncopolmonite virale interstiziale bilaterale..." si utilizza l'EPO? o la trasfusione? In quale studio scientifico è stato dimostrato che l'utilizzo di EPO o di trasfusioni affretta il recupero di un paziente affetto da "... una broncopolmonite virale interstiziale bilaterale..."? E perché, allora, effettuare queste pratiche se non affrettano il recupero? Mistero.
Ma non per il perito, per cui tutto è chiaro.
A pagina 39 scrive: "Queste variazioni in aumento implicano l’adozione quasi certa di pratiche farmacologiche, come l’eritropoietina, o trasfusionali volte a superare una condizione di anemia lieve e transitoria", alla pagina successiva aggiunge "...la rapidità degli aumenti di emoglobina in questi casi fa ritenere l’uso dell’eritropoietina praticamente certo...". Così a pagina 39 l'uso di EPO è quasi certo, mentre alla pagina successiva diventa praticamente certo.
Ma approfondiamo il caso dell'ex centrocampista della Juventus, caso che risulta indicativo del "metodo" e delle "finalità" che hanno contraddistinto questa perizia e questo processo.
Si prenderanno in considerazione le controdeduzioni del perito romano alle obiezioni presentate dalla difesa bianconera alla sua perizia iniziale. La parte che interessa, in questa fase, è l'ultima parte dell’estratto che viene di seguito integralmente riportato.
La polmonite di Tacchinardi
Negli esami ematologici di Tacchinardi, ad eccezione dell’episodio del luglio 1993 ricordato nella Perizia, non si osserva mai un quadro manifesto di anemia sideropenica con microcitosi: la carenza di ferro non è mai andata oltre lo stadio latente o pre-latente. Le affermazioni riportate a pagina 10 del documento 11 rappresentano solo valutazioni personali non dimostrate.
Il calo di emoglobina osservato in occasione della broncopolmonite da Haemophilus viene attribuito a due possibili diverse cause (furto del ferro o distruzione da anticorpi), il cui significato eziopatogenetico sarebbe rilevante solo se potesse fornire una spiegazione del rapido recupero successivo. Nessuna delle due condizioni evocate prevede un ripristino rapido dei parametri ematologici. L’anemia delle malattie croniche, in cui il ferro resta bloccato nei tessuti, si verifica soprattutto in malattie di lunga durata a carattere infettivo-suppurativo o infiammatorio del collagene. Essa "insorge generalmente non prima di uno o due mesi dopo l’esordio clinico della malattia; in seguito si instaura un equilibrio fra meccanismi produttivi e distruttivi eritrocitari; e di conseguenza la concentrazione emoglobinica si stabilizza sui valori raggiunti" (da "Williams WJ e coll. Ematologia, IV edizione, McGraw Hill, 1991). Si accompagna inoltre a ferritina elevata e sideremia bassa (mentre in Tacchinardi si osserva il contrario). L’anemia emolitica autoimmune da anticorpi è eccezionalmente rara nelle infezioni da Haemophilus. L’unico caso descritto recentemente, dopo l’articolo citato nel documento, riguarda un bambino di sei anni che aveva 5,8 g/dl di emoglobina (Zimam et al, Transfusion 2004). L’esperienza clinica insegna agli ematologi che le anemie emolitiche autoimmuni sono malattie serie, acute, che non scompaiono in pochi giorni e richiedono un trattamento complesso, non di rado inefficace. Il primo calo emoglobinico di Tacchinardi è durato pochi giorni e queste ipotesi eziopatogenetiche non sono adeguate a spiegarlo. Dopo il recupero, il valore di emoglobina si è mantenuto su livelli elevati rispetto ai valori precedenti del giocatore per cinque mesi. In entrambe le suddette condizioni morbose, inoltre, ogni medico sa bene che la somministrazione di ferro è notoriamente inefficace, controindicata e dannosa.
Esaminando ancora più a fondo il caso di Tacchinardi si nota che l’incremento di emoglobina non può essere dovuto, come la Difesa nel Documento 5, da "buona ripresa post-infettiva con aumento naturale dei valori di emoglobina": questa tesi è smentita dalla storia clinica, da cui l’atleta risulta in tale data nel pieno della condizione morbosa polmonare, da cui è poi guarito dopo oltre due mesi:
10/1/96: cartella di visita medica (Istituto di Medicina dello Sport di Torino) con annotazione di "reperto auscultatorio nella norma";
22/1/96: ultima partita giocata (Cremona);
1/2/96: sottoposto a radiografia polmonare per tosse persistente (dalla Gazzetta dello Sport);
2/2/96: emocromo con emoglobina 13,4 g/dl;
7/2/96: prescrizione di farmaci da parte del dott. G. Guidi (compreso un cortisonico, sospende Bactrim);
7/2/96: scheda sanitaria con controindicazione temporanea alla pratica dell’attività professionistica per 60 giorni;
12/2/96: emocromo (emoglobina 15,9 g/dl) associato a tipizzazione leucocitaria (emoglobina eseguita presso la Banca del Sangue: 16,2 g/dl)
14/2/96: certificato del dottor F. Coni, con diagnosi di "bronchite acuta con componente spastica" e prescrizione di antibiotici e antistaminici per via orale, e di cortisonico e cromoglicato per aerosol (è opportuno verificare la data sull’originale);
16/2/96: emocromo (emoglobina 15,6 g/dl) effettuato insieme a pochi altri esami;
8/3/96: torna febbricitante da Madrid, dove non è neanche andato in panchina (dalla stampa sportiva);
15/3/96: gioca un’amichevole contro la Carrarese (dalla stampa sportiva)
20/4/96: rientra in una partita di campionato.
Infine l’aumento dell’emoglobina in occasione del secondo episodio successivo al sanguinamento gastroenterico è effettivamente contenuto, ma, osservando l’intero quadro clinico e laboratoristico, è interessante la simultanea rapidità del recupero agonistico e, anche in questo caso, il fatto che esso si situi all’inizio di un periodo di diversi mesi in cui i valori di emoglobina si sono mantenuti costantemente elevati (pur rimanendo i parametri del ferro ai limiti o al di sotto della norma).
Allora esaminiamo i fatti riportati dallo stesso perito romano.
• 2/2/96: emocromo con emoglobina 13,4 g/dl;
• 16/2/96: emocromo (emoglobina 15,6 g/dl) effettuato insieme a pochi altri esami, qui Tacchinardi è guarito. Secondo il perito romano, in queste due settimane che vanno dal 02/02/96 al 16/02/96, Tacchinardi ha visto la sua emoglobina aumentare in un modo tale da considerare tale aumento ottenibile solo con l'uso di EPO o la pratica di trasfusioni. Tutto ciò, sempre secondo l’ematologo romano, per favorire un rapido recupero del calciatore. Si usa EPO per avere il più presto possibile disponibile Tacchinardi. Questo è quanto sostenuto nella perizia. Il 16/02/96 Tacchinardi è dunque guarito.
• 8/3/96: torna febbricitante da Madrid, dove non è neanche andato in panchina (dalla stampa sportiva). Dopo essere guarito il 16/02 Tacchinardi non viene mai impiegato, e viene portato a Madrid per l'andata dei quarti di finale della Coppa dei Campioni ma, come scrive il professor D’Onofrio, non va nemmeno in panchina, ma addirittura è in tribuna. Certo che è strano: usare l'EPO su un giocatore per farlo guarire velocemente, per poterlo avere a disposizione il più presto possibile e, quando questo è guarito, il 16/02, dopo 20 giorni lo si manda in tribuna, strano sì, ma il bello deve ancora venire.
• 15/3/96: gioca un’amichevole contro la Carrarese (dalla stampa sportiva), è il 15 marzo: da quando Tacchinardi è guarito, è passato quasi un mese, durante il quale non ha mai giocato; non solo, ma non è mai stato portato nemmeno in panchina. Eppure per cercare di farlo recuperare il più presto possibile gli era stata somministrata l'EPO. E invece no: continua a non essere utilizzato. Nonostante il medico Agricola avesse preso un rischio incredibile penetrando nell'ospedale in cui era ricoverato il centrocampista per somministrargli l'EPO, per averlo disponibile il più presto possibile, come sostenuto nella perizia, Tacchinardi non viene utilizzato, nemmeno viene portato in panchina. Strano!! Però il 15 marzo Tacchinardi gioca. Finalmente, un mese dopo la sua guarigione: la partita è un'amichevole con la Carrarese. Interessante, no?
• 20/4/96: rientra in una partita di campionato. Sono passati più di due mesi da quando Tacchinardi è guarito. La sua presenza era vitale per le sorti della compagine bianconera. Talmente vitale che, quando si è infortunato, il medico sociale Agricola gli ha somministrato EPO, sempre secondo l’ineffabile ematologo, per farlo recuperare velocemente affinché la Juve potesse tornare ad usufruire dei suoi servigi. Però c'è un fatto strano, in tutto questo, che perfino il perito romano non è riuscito a spiegare, tanto meno nella sua ottica. Tacchinardi è guarito, grazie all'EPO, ma non gioca. Questo giocatore per cui si sarebbe fatto di tutto, pur di recuperarlo, passati due mesi dalla sua guarigione, ha giocato solo un'amichevole per di più contro la Carrarese. Devono passare ben 63 giorni dalla completa guarigione per rivedere Tacchinardi in campo per una partita di campionato. E sì che per riaverlo prestissimo in campo si era sarebbe addirittura usata l'EPO. A termine di paragone si consideri il caso di Franco Baresi ai mondiali di Calcio del 1994: Baresi si infortunò al menisco nella seconda partita del girone eliminatorio, fu sottoposto ad artroscopia e riuscì a rientrare in campo ed a giocare la finale della Coppa del Mondo, dove giocò per ben 120 minuti.
Sempre a pagina 39 il perito tira le conclusioni del suo lavoro chiosando: "La risposta al terzo quesito è che diverse osservazioni coincidono ad indicare che non tutte le variazioni riscontrate sono fisiologiche e compatibili con l’attività dei calciatori. Gli indizi più significativi di una variabilità non fisiologica, a livelli diversi di probabilità, possono essere così riassunti
1) l'osservazione in alcuni atleti (Conte, Tacchinardi) di risalite molto rapide del valore di emoglobina nel decorso successivo a eventi morbosi. Queste variazioni in aumento implicano l’adozione quasi certa di pratiche farmacologiche, come l’eritropoietina, o trasfusionali volte a superare una condizione di anemia lieve e transitoria. Di queste misure terapeutiche non si ritrova nessuna traccia nella documentazione esaminata. La loro attuazione non è clinicamente giustificata e può aver avuto lo scopo di affrettare il recupero agonistico; la ripresa ematologica spontanea dopo una perdita di sangue, ad esempio chirurgica, anche se favorita con ferro e vitamine, è più graduale;
2) il riscontro dei valori più alti di emoglobina:
- in alcuni giorni o ristretti periodi temporali in diversi atleti;
- in associazione con i segni di carenza funzionale di ferro (a depositi pieni) e con la riduzione in altri casi della ferritina plasmatica (esaurimento dei depositi), in termini sia generali che individuali (ad esempio: Birindelli, Del Piero, Deschamps, Dimas, Montero, Pessotto, Torricelli);
- nei centrocampisti, diversamente da altri studi pubblicati: questi atleti si gioverebbero maggiormente di un aumento sia pur modesto della loro emoglobina, in quanto svolgono per il loro ruolo una proporzione maggiore di attività aerobica;
3) l’andamento stagionale irregolare, sia per i valori di emoglobina che per i parametri del bilancio marziale, con valori più bassi nella stagione 1996-97 e più alti nella successiva e nella precedente: questo suggerisce l’influenza intermittente di un fattore esogeno;
4) il riscontro in singoli atleti di prelievi molto ravvicinati. Questo dato assume in alcuni casi un forte rilievo indiziario, soprattutto quando coincide temporalmente con valori di emoglobina particolarmente elevati per l’atleta (ad esempio in Deschamps), seguiti talora da diminuzioni molto rapide (come in Pessotto, nel quale è anche presente un dato isolato di reticolocitosi).
Su queste basi, ritengo di affermare che i dati ematologici degli atleti della Juventus, oggetto di questa Perizia, suggeriscono due impieghi differenti di un farmaco atto a stimolare l’eritropoiesi, come l’eritropoietina ...."
L’ematologo lapidariamente conclude che "...non tutte le variazioni riscontrate sono fisiologiche e compatibili con l’attività dei calciatori....". A questo punto ci si aspetterebbe che vengano illustrate le prove di queste conclusioni. Ma restiamo delusi: a supporto di questi esiti sussistono meri "...indizi....", come troviamo scritto, e che indizi ci permettiamo di aggiungere.
Come sempre quando si tratta della squadra bianconera, tutto è lampante, chiaro, cristallino, provato, preciso e concordante; salvo quando giunge il momento di dimostrare i fatti con prove provate, solo allora il deserto probatorio si spiega di fronte a tutti.
E’ evidente che questo studio è stato influenzato da Agata Christie per cui “tre indizi costituiscono una prova”. Peccato che il termine “indizi” mal si addica a queste chiacchiere da bar che mai, non finiremo di ribadirlo, dovrebbero costituire argomento di alcun processo.
Processo questo che sembra risultare ispirato a “Il processo” di Kafka: abuso di farmaci LECITI.
(continua)
PUNTATE PRECEDENTI:
Perizia D'Onofrio Reloaded/1
Perizia D'Onofrio Reloaded/2
Perizia D'Onofrio Reloaded/3
Perizia D’Onofrio Reloaded/4
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