Commentando la gravità di quanto era venuto fuori a Milano nella causa di Vieri contro lo spionaggio Telecom-Inter, avevamo indicato lo scenario di prospettiva con riferimento a Calciopoli e agli intrecci che potrebbero derivare dagli sviluppi del processo di Napoli. In particolare, avevamo messo in guardia i lettori contro le navi ammiraglie della carta stampata, quelle che hanno scatenato la battaglia di Calciopoli nell'estate 2006, e contro i kamikaze delle redazioni sportive pronti a sacrificarsi per la causa, quella per cui Calciopoli è definitivamente chiusa e le sentenze della giustizia sportiva vanno rispettate.
Siamo stati facili profeti. Il 2/11 s'è dato da fare il Corriere della Sera (che non a caso qualche giorno prima aveva scritto che su Calciopoli il presidente Moratti tiene alta la guardia...) con un corsivo affidato a Tommaso Pellizzari. Premesso che il corsivo sembra furbescamente impegnare solo il suo autore e non la linea editoriale del Corriere (che tra i proprietari ha anche la Fiat), premesso ancora che il Pellizzari in questione ci tiene a mettere nel suo curriculum che è interista e che il vero tifoso non tiene solo per la sua squadra, ma tifa anche contro (altre squadre) per avere maggiore soddisfazione, l'articolo in discorso se la prende con Blanc perché ha parlato di possibile terza stella, sostenendo che "anche la nuova Juventus continua a considerare le sentenze (definitive) della giustizia sportiva come qualcosa che si vanta di disprezzare, ma soprattutto ignorare".
In un paese normale un giornale serio non farebbe scrivere di un argomento complesso come le sentenze di Calciopoli e la terza stella della Juve ad un tifoso interista dichiarato, ma siamo in Italia e purtroppo parliamo delle pagine sportive del Corriere della Sera e allora può succedere di leggere quanto abbiamo fedelmente riportato (e nel seguito c'è anche di peggio che risparmiamo per carità di patria). Forse non meriterebbe risposta il kamikaze di turno ma, dato che siamo convinti che altri giornalisti tifosi della sua specie sono pronti a sacrificarsi per la causa come lui, rispondiamo al Pellizzari perché intendano Fabio Monti, la redazione sportiva del Corsera e gli altri corsivisti pronti alla bisogna.
Rispondiamo ricordando in primo luogo l'art. 39 del Codice di Giustizia Sportiva, che sta a significare (basta aver fatto la scuola dell'obbligo per rendersene conto) che non ci sono sentenze da considerare definitive fino a quando siano in corso procedimenti di giustizia ordinaria da cui possano emergere "fatti nuovi" rispetto a quelli assunti come veri dalla giustizia sportiva.
Ricordando poi il parere del Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Prof. Caianiello, che per il caso del passaporto falso di Recoba (chissà che non dica qualcosa al giornalista tifoso del Corriere...) aveva raccomandato alla Figc di essere prudente proprio perché la giustizia ordinaria poteva smentire quella sportiva, e oggi le società di calcio possono essere quotate e ci possono essere, questo lo aggiungiamo noi, degli azionisti che nel loro piccolo si incazzano e chiedono i danni.
E infine, ricordando un caso recente di sentenza cosiddetta definitiva (quella per il doping di Guardiola) per la quale la Figc ha dovuto, seppure a malincuore, fare marcia indietro, tanto che la sentenza, seppure definitiva, su richiesta del presunto colpevole è stata revisionata e Guardiola prosciolto a tre anni di distanza dal verdetto di colpevolezza.
Potremmo ricordare ancora tante altre cose tra quelle riportate negli articoli del nostro sito sullo scandalo del 2006, sul comportamento dei giornali, sul processo Gea e su quello di Napoli. Sappiamo però che sarebbe fatica vana perché spesso il tifo rende i giornalisti sordi e ciechi; aggiungiamo solo che tutto questo non vuol dire disprezzare la giustizia sportiva così come il riferimento di Blanc alla terza stella non significava ignorare le sentenze della commissione Sandulli. Semmai c'erano stati a suo tempo del disprezzo e del condizionamento nell'atteggiamento dell'Inter sul caso Recoba, quando la società aveva minacciato in anticipo di adire la giustizia ordinaria nel caso la Figc avesse giudicato quel caso con severità. Tutto questo vuole, invece, ricordare che la commissione Sandulli non aveva punito illeciti conclamati, che il dott. Borrelli si era lamentato di non aver trovato nessun pentito, che la sentenza di condanna s'incardinava sull'informativa dell'indagine della Procura di Napoli per cui Giraudo e Moggi avevano costituito una associazione a delinquere, ipotesi accusatoria adesso al vaglio dei giudici a Napoli.
Ci auguriamo, a questo punto, che il nostro Presidente, Jean Claude Blanc, valuti di rispondere lui direttamente al Corriere potendo chiedere di farlo all'ing. Elkann, che del giornale è uno dei proprietari. Pensiamo che un’ipotesi del genere prima o poi si realizzerà anche perché l'attenzione del giornale su Calciopoli è sempre alta, a dispetto delle sentenze definitive chiamate in causa dal corrierista tifoso interista Tommaso Pellizzari. E, se mai si verificasse, ci auguriamo anche che il presidente Blanc possa trovare ispirazione proprio negli articoli del nostro sito sullo scandalo del 2006, sul comportamento dei giornali e sul funzionamento della giustizia sportiva.
Questo perché il lavoro che portiamo avanti, faticosamente e senza la pretesa di essere depositari della verità, ha un obiettivo dichiarato che ci rende orgogliosi: sputtanare la stampa tradizionale quando vuole imporre la verità che fa comodo, offendendo l'intelligenza dei lettori e adoperando dei kamikaze più o meno consapevoli.
I kamikaze del Corriere e la battaglia di Calciopoli
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