La giustizia sportiva del calcio del dopo-Moggi, anzi del nuovo calcio pulito come è solito dire il Presidente della Lega Matarrese, ha finalmente sanzionato le finte plusvalenze relative alla compra-vendita di giocatori; deferite dal superprocuratore Palazzi, ben sei società (Inter, Milan, Sampdoria, Genoa, Reggina e Udinese) hanno dovuto rispondere davanti alla Disciplinare, durante il mese di giugno, dell'accusa di aver falsificato i bilanci del 2003 e del 2004 appostando ricavi gonfiati, con l'aggravante, per Genoa, Reggina e Udinese, che senza gli utili di carta così inventati non sarebbero state in grado di rispettare i parametri Covisoc per l'iscrizione ai campionati.
Dati alla mano, si tratta di un deferimento davvero molto "sofferto" che va fatto risalire addirittura alla denuncia sul doping amministrativo dell'ex-presidente del Bologna, Gazzoni Frascara, di fronte alla quale la giustizia sportiva, che per prassi consolidata è ritenuta un po' più "rozza" ma molto più tempestiva di quella ordinaria, ha tenuto un comportamento davvero singolare: invece di indagare, deferire e, se del caso, sanzionare come ha sempre fatto, la Figc ha pensato bene di liberarsi della "patata bollente" mandando la denuncia a decine di Procure in tutta Italia affinche indagassero loro; addirittura per Inter e Milan, per riconoscimento unanime soci in affari da lunga data nella costruzione a tavolino di plusvalenze plurimilionarie, la Procura di Milano ha fatto in tempo a indagare, chiudere l'indagine, arrivare all'udienza preliminare e formulare il non luogo a procedere senza che Palazzi muovesse il suo dito accusatorio; solo adesso il deferimento per le milanesi e le altre società e in giugno, mentre milioni di italiani si distraevano con gli europei di calcio, il pronunciamento davanti alla Commissione Disciplinare.
E qui si è registrata un'altra singolarità che i giornali, forse perchè anch'essi impegnati con gli europei, hanno quasi ignorato: le società e i dirigenti incriminati hanno fatto ricorso al patteggiamento e si sono dichiarati "pentiti", usufruendo così di un trattamento di favore non previsto all'epoca dei misfatti ma introdotto col nuovo Codice di Giustizia Sportiva quello che, per dirla con il Presidente Matarrese, fa da garante del nuovo calcio pulito. Già, il nuovo CGS, tra l'altro, con gli artt. 23 e 24 ha introdotto queste due novità:
1) I soggetti deferiti possono concordare con la Procura Federale l'applicazione di una pena ridotta che viene poi passata al vaglio della Commissione Disciplinare (Art. 23 - Applicazione di sanzioni su richiesta delle parti)
2) In caso di ammissione di responsabilità e di collaborazione per la scoperta di violazioni regolamentari gli organi giudicanti, su proposta della Procura Federale, possono ridurre le sanzioni previste (Art.24 - Collaborazione degli incolpati).
In attesa che gli esperti di diritto sportivo, magari volando alto, ci spieghino il significato profondo di queste novità noi, molto più terra terra, volevamo collegarle ai temi più cari alla nostra voglia di verità e di approfondimento e cioè calciopoli e i bilanci delle società di calcio. Perchè l'art. 24, una sorta di legge sui pentiti in sedicesimo, non può non far andare con la memoria all'estate 2006, alla rabbia e alla delusione del dottor Borrelli quando, da Procuratore Figc e intimo collaboratore del professor Guido Rossi, sembrava voler dire "Datemi un pentito e guarirò il calcio malato"; a quanto pare le doglianze di Borrelli sono state esaudite e quest'articolo è sicuramente legato ai misteri che calciopoli non ha ancora risolto (tra parentesi, notiamo che i due Paparesta, padre e figlio, vi hanno subito fatto ricorso, deponendo da Palazzi sulla famigerata rete delle schede segrete); grazie a questa specie di legge sui pentiti, verrebbe da dire, c'è adesso chi spera di poter riuscire a giustificare, a distanza di due anni, quanto nell'estate 2006 venne sommariamente deciso in meno di due mesi.
L'art. 23 invece, quello sul patteggiamento, sembra un unguento studiato apposta per la vecchia piaga dei bilanci truccati e dei controllori che non controllano. E' molto probabile, infatti, che l'andazzo registrato finora non regga per tanto altro tempo anche perchè l'Uefa, per voce del presidente Platini, ha preannuciato misure più rigide di controllo contro i bilanci drogati e a quel punto potrebbero venir fuori tutti i trucchi messi in atto dalle nostre società: non solo finte compravendite di calciatori ma di marchi, lease-back immobiliari, rivalutazioni di rami d'azienda, scissioni, fusioni, incorporazioni e debiti, tanti debiti magari "nascosti" a monte e/o a valle rispetto alla società calcistica vera e propria. Ecco che allora un bel patteggiamento può far felici tutti: la Procura Federale, la Figc e le società.
Torniamo allora alle sofferenze della giustizia sportiva a causa delle finte plusvalenze di Inter, Milan e Samp (e Genoa, Reggina e Udinese) per illustrare il parto delle sentenze emesse dalla Disciplinare nel mese di giugno, con l'avvertenza che la Gazzetta dello Sport, di solito ben informata, il giorno della sentenza s'è sbilanciata a scrivere che non c'era niente da temere per Galliani e Moratti grazie al proscioglimento con "formula piena" delle due società a suo tempo disposto dalla Procura di Milano mentre tutti i giornali si sono affrettati a dire che rischiavano tanto Genoa, Reggina e Udinese (per i calabresi si paventava addirittura la retrocessione) a motivo dell'aggravante che senza i soldi finti delle plusvalenze non sarebbero stati rispettati i parametri Covisoc. E' successo, invece, che tutte le società hanno fatto ricorso all'art. 23 , cioè hanno patteggiato una pena ridotta, e le tre più pesantemente incriminate hanno chiesto di avvalersi anche dell'art. 24, quello che dà un premio a chi si pente e aiuta le indagini, riducendogli la pena: e così per le società e i loro dirigenti la sanzione è risultata, contrariamente alle previsioni, una multa più o meno pesante.
A questo punto possiamo, però, osservare che il patteggiamento di una sanzione ridotta da parte di Milan e Inter, nonostante il non luogo a procedere della Procura di Milano, conferma che i bilanci di molte società di calcio sono "falsi" non tanto rispetto ai codici e ai regolamenti delle società di capitali con fini di lucro ma rispetto alla normativa della FIGC che, teoricamente, tramite la Covisoc dovrebbe verificare la generale e rigorosa rispondenza a certi standar e parametri. Quando, riprendendo il Sole-24 ore, si scrive che tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007 in via Durini hanno creato finte plusvalenze per molte decine di milioni con scissioni, rivalutazioni e fusioni forse non è una denuncia che dovrebbe allertare qualche Procura della Repubblica ma di sicuro è un esposto a seguito del quale il superprocuratore Palazzzi, visto il patteggiamento in discorso, dovrebbe essere obbligato ad aprire un fascicolo d'indagine. Per quanto riguarda poi Genoa, Reggina e Udinese non si può non rilevare la contemporanea applicazione dell'art. 23 e del 24 perchè entrambi prevedono uno sconto di pena e quindi si può dire che Palazzi e la Disciplinare si sono inventati una specie di sconto elevato al quadrato; sarà forse questo il motivo per cui la Reggina a fronte del rischio retrocessione se l'è alla fine cavata con una multa di 400.000 euro?
Ma a proposito di interrogativi uno, grande come una casa, andrebbe riferito alla complessiva architettura del procedimento e delle sentenze che sembrano proprio studiati a tavolino (come si fa con le finte compravendite dei calciatori) piuttosto che orientati, razionalmente a "fare scuola". Il fatto è che la ratio dei provvedimenti premianti, quali gli artt. 23 e 24 del nuovo CGS, è sempre stata quella del "mettiamoci una pietra sopra" (e infatti le decisoni così assunte dalla Disciplinare non sono impugnabili) ma "non lo fare più" (tant'è che l'art. 23 esclude la recidiva e il 24 premia la scoperta e la soluzione di una violazione regolamentare) mentre in questo caso si sono sanate sì le irregolarità dei bilanci 2003 e 2004 ma fior di professionisti hanno denunciato che la situazione è peggiorata negli anni successivi, anzi, dai dieci milioni guadagnati scambiandosi un ragazzino della Primavera si è passati alle decine e decine di milioni con le farse dei marchi, dei lease-back immobiliari, delle rivalutazioni e delle fusioni. Sul metterci un pietra sopra sicuramente si son ritrovati tutti d'accordo (società, dirigenti e Figc). E' sul pentimento e il non farlo più che è lecito avere molti, molti dubbi; tanto che qualcuno maliziosamente potrebbe arrivare alla conclusione che durante il mese di giugno, con gli europei che ci distraevano e impegnavano i giornali, si è risolta la questione delle finte plusvalenze sulla compravendita dei calciatori patteggiando su un finto pentimento.
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