Nel maggio 2006 Il Giornale pubblica un articolo a firma Gian Marco Chiocci dal titolo "Spiato l’arbitro De Santis: dossier sulla sua vita privata", dove si legge: "Si chiama «Op ladroni» il voluminoso rapporto riservato sulla giacchetta nera Massimo De Santis...", "...sospettano che a richiedere accertamenti sui legami fra Moggi, De Santis e Fabiani fosse stata proprio l’Inter".
Chiocci riferisce che il dossier si chiude così: "Riteniamo altresì di dover indicare che, dato il lavoro svolto dai coniugi De Santis, non si rilevano incongruità evidenti con il tenore di vita, fermo restando l’acquisizione, ad oggi in corso, di notizie finanziarie a carico di entrambi".
Il 22 giugno 2006, il tenente dei carabinieri Piero Vincenti, interroga Caterina Plateo dipendente Telecom e segretaria di A. Bove.
Afferma: "La documentazione che mi mostrate è relativa agli sviluppi del traffico in entrata e in uscita su utenze telefoniche intestate a Federazione gioco calcio, Ceniccola, Football Management, Juventus F.C., Gea World. Mi sono stati richiesti come al solito da Adamo Bove in data 11-2-2003 e dopo la mia elaborazione sono allo stesso stati consegnati. Non so che uso ne abbia fatto e la dicitura "pratica Como" era un promemoria solo a lui noto".
Il 31 agosto 2006 il patron dell'Inter Massimo Moratti, in un'intervista concessa a Claudio Sabelli Fioretti, ammette di aver commissionato un'indagine sul conto di De Santis. Sempre Moratti in un'intervista con Beccantini de La Stampa (settembre 2006) ripete: "Ormai è un episodio di dominio pubblico. Le rispondo come risposi a Claudio Sabelli Fioretti: un tizio si offrì di farlo. Era in contatto con persone del ministero presso il quale aveva lavorato De Santis. Potevano offrirci delle informazioni. Risultato: zero su tutta la linea. E comunque, c’è un’inchiesta in corso. Meglio attendere gli esiti".
Il 1° ottobre 2006 Repubblica rende noto uno stralcio della deposizione di Tavaroli davanti ai PM di Milano: "Il dossier De Santis fu commissionato dall'Inter". Il Tg5, il 2 febbraio 2007, riprendendo la notizia, intervista l'arbitro De Santis, il quale si dichiara schifato per l'intrusione nella sua vita privata. La gazzetta afferma che il 19 marzo 2007 la Procura di Milano ha inviato alla FIGC la documentazione relativa all'affare Tavaroli-Inter-Telecom.
Il 22 giugno 2007 la FIGC emette un comunicato stampa in cui si dice che la Procura federale (Palazzi) in seguito a numerosi articoli di stampa che riferivano di comportamenti di dirigenti dall'Inter verso soggetti tesserati della FIGC non aveva riscontrato rilievi disciplinari. Lo scarno comunicato stampa recita: "Il Procuratore federale, esaminata la relazione dell’ufficio Indagini sugli accertamenti richiesti dalla Procura federale in ordine a numerosi articoli di stampa riguardanti il comportamento di dirigenti della società Internazionale F.C. S.p.A. nei confronti dell’arbitro Massimo De Santis, dei calciatori Christian Vieri, Adrian Mutu, Luis Ronaldo Delima Nazario, Vladimir Jugovic e del tesserato Mariano Fabiani, ha disposto l’archiviazione del procedimento, non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte.
Dal tenore del comunicato sembra quasi che Palazzi abbia chiesto all'ufficio indagini, guidato dall'ex procuratore capo di Milano Borelli, di indagare sugli articoli di stampa senza fare alcun riferimento alle carte del tribunale di Milano. Carte che la gazzetta afferma essere in possesso dell'ufficio indagini e quindi a disposizione di Palazzi già dal marzo 2007.
L'avvocato Morescanti, ora difensore di Bergamo a Napoli ma in precedenza di De Santis, in una recente dichiarazione conferma tale affermazione (min. 3:50): "Borrelli già nel 2007 aveva sicuramente richiesto gli atti alla procura del tribunale di Milano". Ma, nonostante le carte inviate dal tribunale di Milano, Palazzi archivia il caso. Per lui i dirigenti dell'Inter non hanno commesso alcun illecito. La vicenda sportiva sembra chiusa, quella penale segue invece un'altra strada, con tempi e modalità sensibilmente difformi da quelli sportivi.
Il 28 maggio scorso il GUP Panasiti, che si occupa dell'udienza preliminare del caso Telecom, emette una sentenza difforme rispetto alle richieste dei PM: gli inquisiti non sono colpevoli di appropriazione indebita, non agirono come schegge impazzite, ma secondo direttive conosciute dal management.
Nelle motivazioni pubblicate il 14 giugno si legge: "Che Ghioni avesse agito di sua iniziativa è palesemente inverosimile, che Tavaroli gestisse pratiche di quel genere nel suo interesse è parimenti altamente improbabile. La ricostruzione degli avvenimenti fornita dai pm e da Telecom e Pirelli è risultata nettamente smentita dall'incartamento processuale. Le due aziende sono pervenute a una sostanziale accettazione delle contestazioni accedendo all'applicazione delle sanzioni pecuniarie."
"Telecom e Pirelli erano perfettamente consapevoli delle fatture emesse da società estere per un'attività che era formalmente devoluta all'esecuzione di ben individuati, immutevoli e ben conosciuti personaggi come Cipriani e Bernardini".
"I bilanci sono stati approvati regolarmente secondo i meccanismi gerarchici fino ad arrivare ai consigli di amministrazione.
In questi sedevano il presidente Marco Tronchetti Provera e l'amministratore delegato Carlo Buora. Bilanci approvati senza alcun rilievo di sorta".
Appare evidente che la fretta di Palazzi nel procedere all'archiviazione non si concilia affatto con la decisione recente del GUP Panasiti.
Analizzando gli stessi documenti, la dottoressa Panasiti ha ritenuto non estranei all'attività di spionaggio i vertici Telecom, Tronchetti Provera e Carlo Buora in primis.
Ora caso vuole che i suddetti fossero all'epoca anche nel CDA dell'Inter. Quindi il giudice Panasiti ci dice che Tronchetti e Buora di Telecom avrebbero conosciuto le attività spionistiche della security Telecom. Mentre Palazzi ci dice che Tronchetti e Buora dell'Inter non conoscevano le attività spionistiche della security Telecom. Paradossale vero?
A Tronchetti e Buora è bastato indossare la casacca nerazzurra e si sono mondati da ogni macchia.
Uno dei due (Panasiti o Palazzi) è evidentemente in errore. E, a scanso di equivoci, noi ci fidiamo dei giudici dei tribunale dello Stato, quelli istituiti dalla Carta Costituzionale.
Per la gup di Milano i vertici Telecom sapevano. E per la Figc?
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