PalazziSportivi, se temevate che la Procura Federale fosse immobile, siete serviti.
Il Super Procuratore Palazzi manda un anelito di vita e, dopo il Manfredonia, deferisce il milanista Ambrosini per aver esposto il famoso striscione ”Lo scudetto mettilo nel c...”. Ambosini presumibilmente è accusato di comportamento “non leale e non probo”. Chissà perché il solo Ambrosini, allora: quello striscione è stato passato anche ad altri giocatori presenti su quell’autobus. Mistero.
Ma ci chiediamo: Totti quando mostrò a mezzo stadio avversario la canotta con su scritto “Vi ho purgato ancora” fù probo e leale? Non poteva scatenare la reazione di metà stadio? Non andava ugualmente deferito? Vabbè qualcuno potrebbe tediarci con il fatto che Totti è "troppo forte", che tutto ciò che è giallorosso è “parte lesa” o prescritto e archiviato. Anche il recente giudizio della Giustizia Ordinaria sui bilanci falsi della Roma, dimostra che la giustizia sportiva “apprende” le mancanze giallorosse solo quando la prescrizione è già attiva.
La giustizia sportiva ha sprintato una sola estate: ora deferisce Ambrosini 6 mesi dopo il fatto. Allora diamo una mano al Super Procuratore e, visto che sta scartabellando il passato, gli segnaliamo i seguenti altri episodi degni di deferimento per comportamento “non leale e non probo”:
1. il Presidente dell’Inter, Moratti, nel derby dello scorso anno fece il gesto dell’ombrello diretto agli avversari (esistono le prove TV)
2. il Presidente Cellino, in Cagliari–Juve di quest’anno, si è prodotto in identico gesto dell’ombrello e mano a mostrare gli “attributi” verso il pubblico avversario (anche in questo caso suggeriamo a Palazzi di chiedere le immagini a Mediaset).
 
Ci rifiutiamo di credere che Palazzi valuti come “leali e probi” questi atteggiamenti che, essendo avvenuti nel corso di una gara e indirizzati all’avversario, potevano anche provocare reazioni di una parte dello stadio con conseguenti disordini.
Devono essergli sfuggiti, forse. Noi vogliamo aiutarlo e gli invieremo un fax pro-memoria.
Ci rifiutiamo di pensare, come qualche sportivo malpensante abbiamo udito fare (nei Bar dello Sport, quelli dove nascono i “sentimenti popolari”), che Ambrosini sia stato deferito per lesa maestà, perche il “conte­nuto era offensivo nei confronti del­l’Inter”.
Certo, Palazzi ha archiviato il “caso Suazo”, identico a quello Stankovic per il quale persino un “presunto capo cupola” come Moggi venne inibito e multato da una giustizia sportiva che si ritiene controllasse.
Certo, Palazzi ha prescritto il caso “pedinamenti illegali” commissionati dall’Inter su De Santis ed alcuni giocatori . Vieri non è dello stesso parere e chiama Inter e Telecom in tribunale per un risarcimento, con Telecom che rilancia la palla nel campo dell’Inter.
Certo, Palazzi schiva, da oltre 5 mesi, lo scandalo Bilanciopoli che vede l’Inter in posizione molto scomoda, secondo il pm Nocerino della Procura milanese. Aspettiamo. Da Palazzi aspettiamo una pur piccola prova che il Presidente o un giocatore dell’Inter si possano deferire, almeno tanto quanto Ambrosini, se offende con gesti o parole gli avversari.
“Vinciamo senza rubare” cantato a squarciagola davanti alle telecamere è forse più leale di “Lo scudetto mettilo nel…”?

Ma, per farci comprendere meglio, riportiamo la notizia letta su Tuttosport del 30 novembre 2007:

STRISCIONE CON OFFESE ALL’INTER
La Procura deferisce Ambrosiani


Di Stefano Scacchi
MILANO. Un deferimento buo­no per riscaldare la vigilia del derby, arrivato cinque mesi dopo i fatti e quattro settimane prima di Inter-Milan. Ieri la giustizia sportiva ha preso la sua prima posizione ufficiale sullo striscione esposto da Massimo Ambro­sini dal pullman scoperto che il 24 maggio scorso ha attraversa­to le vie di Milano per festeggia­re la Champions League con­quistata dal Milan la sera pri­ma ad Atene contro il Liverpool. Un lenzuolo bianco con un con­siglio agli interisti in materia di destinazione dello scudetto ap­pena vinto: ”Lo scudetto mettilo nel c...”. La procura federale, ca­peggiata da Stefano Palazzi, ha deciso che la condotta del cen­trocampista del Milan e della Nazionale fosse meritevole di un deferimento alla Commissione disciplinare. Rinviata a giudizio per responsabilità oggettiva an­che la società rossonera. Come ha comunicato la Figc, «il Procu­ratore federale ha deferito il gio­catore del Milan Massino Am­brosini per avere, durante la sfi­lata organizzata in data 24 mag­gio 2007 dal Milan per i festeg­giamenti per la vittoria della Champions League 2006-2007, a bordo di un autobus scoperto, esposto uno striscione dal conte­nuto offensivo nei confronti del­l’Inter» . Ambrosini è presumi­bilmente accusato di aver viola­to l’articolo 1, comma 1, del Co­dice di giustizia sportiva che im­pone ai tesserati di «comportar­si secondi i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rap­porto comunque riferibile all’at­tività sportiva». La condotta del centrocampista rossonero rap­presenterebbe dunque, dal pun­to di vista puramente tecnico, «un comportamento non conso­no » relativo al suddetto articolo 1. Per questa fattispecie le san­zioni previste a carico del gioca­tore vanno dall’ammonizione, al­l’ammonizione con diffida, al­l’ammenda fino alla squalifica a tempo determinato. Ragionevol­mente Ambrosini si dovrà aspet­tare al massimo la diffida e una pena pecuniaria. Per quanto ri­guarda il Milan, vale la stessa gradazione con la differenza che la squalifica viene sostituita dal­la possibile penalizzazione di uno o più punti in classifica. Ma, come detto per il calciatore, l’ul­tima è da considerarsi una san­zione meramente ipotetica in un caso del genere.
Ha destato qualche perples­sità la decisione di chiedere il de­ferimento a così tanta distanza dal fatto. Ma in realtà si tratta di un ritardo fisiologico: infatti, la riforma post-Calciopoli (il nuovo codice è entrato in vigore il 1° lu­glio scorso) ha determinato la necessità di modificare tutti gli organi della giustizia sportiva con un valzer di nomine che è andato completamente a regime solo da un mese. Inevitabile, in questo periodo transitorio, il for­marsi di un arretrato che inizia a essere smaltito soltanto ades­so. Ambrosini non ha voluto commentare.”