La Grande Inter di Angelo Moratti è stata spesso nell’occhio del ciclone per una lunga serie di favoritismi arbitrali che hanno scatenato le insinuazioni dei tifosi più maliziosi. È del 1960 infatti l’ingresso in società di Italo Allodi, il proteiforme manager di Asiago Vicentino, più volte accusato di intrattenere frequentazioni sospette con il mondo sommerso delle giacchette nere. Da allora è passato molto tempo e quasi più nessuno ricorda che quelle polemiche poggiavano su basi tutt’altro che immaginarie, anche in virtù di un record stabilito dalla Grande Inter praticamente impossibile da battere: per tre campionati non ha subito un solo rigore contro. Forse il lettore sta strabuzzando gli occhi, colto dallo stupore. Come è possibile che una squadra di calcio, per tre intere stagioni, non abbia mai avuto la sventura di sentirsi fischiare un penalty contro? Un evento altamente improbabile che si fa beffe della legge dei grandi numeri, ma che invece è accaduto.
La “serie d’oro” si apre il 29 marzo 1964: l’Inter vince 2-1 in casa del Bologna, anche grazie ad una prodezza del portiere Sarti (lo stesso che tre anni più tardi consegnerà lo scudetto alla Juventus con la papera di Mantova) che respinge un tiro dagli undici metri del biondo tedesco Helmut Haller. I campionati 1964/65 e 1965/66 sono “vergini” e l’Inter, senza il fastidio di dover tremare per l’esecuzione di un rigore avverso, se li aggiudica. La magia si interrompe il 19 marzo 1967 quando, alla venticinquesima giornata, è in programma Roma-Inter. Sullo 0-0 viene finalmente fischiato un rigore contro la Beneamata ma il romanista di Germania Jurgen Schultz lo spedisce sopra la traversa.
Due calciatori tedeschi e due rigori sbagliati: nel mezzo sono passati quasi tre anni per un computo complessivo di 99 partite. Ma il numero sale ad un perfetto e tondeggiante 100 se si prende in considerazione anche lo spareggio per l’assegnazione dello scudetto, giocato all’Olimpico tra i nerazzurri e il Bologna il 7 giugno 1964. Niente male.
Della partita che chiuse la “serie d’oro” senza rigori è noto anche un curioso aneddoto che illustra in maniera molto eloquente quale fosse il rapporto di intimità tra l’F.C.Internazionale e la classe arbitrale. A ricordarcelo è il popolare giornalista Rino Tommasi: «un episodio che mi era sfuggito dalla tribuna ma che lo stesso Lo Bello mi ha raccontato in una cena molti anni dopo. Ad un certo punto Armando Picchi colpì con un pugno Schultz. Lo Bello non se ne accorse ma il segnalinee attirò la sua attenzione. Lo Bello corse da lui e tornando al centro dell'area disse. “Armandino, mi sa che te ne devi andare”. “D'accordo”, gli rispose il giocatore, “però s'esce in due”. Fuori tutt'e due, Picchi e l'incolpevole tedesco. Questi era Concetto Lo Bello». Questa, anche questa, era la Grande Inter.
La “serie d’oro” si apre il 29 marzo 1964: l’Inter vince 2-1 in casa del Bologna, anche grazie ad una prodezza del portiere Sarti (lo stesso che tre anni più tardi consegnerà lo scudetto alla Juventus con la papera di Mantova) che respinge un tiro dagli undici metri del biondo tedesco Helmut Haller. I campionati 1964/65 e 1965/66 sono “vergini” e l’Inter, senza il fastidio di dover tremare per l’esecuzione di un rigore avverso, se li aggiudica. La magia si interrompe il 19 marzo 1967 quando, alla venticinquesima giornata, è in programma Roma-Inter. Sullo 0-0 viene finalmente fischiato un rigore contro la Beneamata ma il romanista di Germania Jurgen Schultz lo spedisce sopra la traversa.
Due calciatori tedeschi e due rigori sbagliati: nel mezzo sono passati quasi tre anni per un computo complessivo di 99 partite. Ma il numero sale ad un perfetto e tondeggiante 100 se si prende in considerazione anche lo spareggio per l’assegnazione dello scudetto, giocato all’Olimpico tra i nerazzurri e il Bologna il 7 giugno 1964. Niente male.
Della partita che chiuse la “serie d’oro” senza rigori è noto anche un curioso aneddoto che illustra in maniera molto eloquente quale fosse il rapporto di intimità tra l’F.C.Internazionale e la classe arbitrale. A ricordarcelo è il popolare giornalista Rino Tommasi: «un episodio che mi era sfuggito dalla tribuna ma che lo stesso Lo Bello mi ha raccontato in una cena molti anni dopo. Ad un certo punto Armando Picchi colpì con un pugno Schultz. Lo Bello non se ne accorse ma il segnalinee attirò la sua attenzione. Lo Bello corse da lui e tornando al centro dell'area disse. “Armandino, mi sa che te ne devi andare”. “D'accordo”, gli rispose il giocatore, “però s'esce in due”. Fuori tutt'e due, Picchi e l'incolpevole tedesco. Questi era Concetto Lo Bello». Questa, anche questa, era la Grande Inter.