Perché Auricchio?
Il processo Calciopoli nasce dalla costola di un'indagine sul calcioscommesse, sulla quale i pm Narducci e Beatrice stavano lavorando da ben quattro anni. E’ nell’ambito di quell'indagine che il presidente del Venezia, Franco Dal Cin, è interrogato come persona informata dei fatti dai pm di Napoli, come abbiamo spiegato in un articolo del 21 giugno 2008.
L’indagine sul calcioscommesse era stata svolta, come naturale attendersi, dalla polizia giudiziaria napoletana, mentre per Calciopoli, a seguito della deposizione di Dal Cin, i magistrati napoletani assegnano la delega ad indagare ai Carabinieri di Roma, capitanati dall’allora maggiore Auricchio. La conseguenza, di fatto, è che due procure, quella romana e quella di Napoli, si trovano ad indagare nello stesso periodo su Luciano Moggi e, quindi, sulla Juventus con un effetto a tenaglia, che ha il suo fulcro nel nucleo dei carabinieri di via In Selci, coordinati dal maggiore Auricchio. Due indagini differenti dunque, quella romana sulla GEA, già avviata dai pm Palamara e Palaia, e quella di Napoli sotto la guida di Narducci e Beatrice, ma un solo architetto per le due "cupole": Attilio Auricchio.
E' logico chiedersi perché la Procura antimafia di Napoli non si sia rivolta agli abituali investigatori napoletani.
I pm hanno risposto, in un'intervista concessa a L’Espresso, sostenendo che "Le intercettazioni sono state affidate ai Carabinieri di Roma per ragioni né casuali né recondite. Quando chiudemmo le indagini sul calcio scommesse sapevamo che loro s'erano già occupati di Moggi e del suo entourage, coinvolti nella vicenda delle fideiussioni. Avevano già materiale''.
Abbiamo cercato e ricercato, ma di Moggi nella vicenda fideiussioni, arrivata a sentenza nel 2009 - quattro condanne, atti ai Pm per la Roma - nemmeno l'ombra.
Non restava che pazientare in attesa che il dibattimento del processo soddisfacesse la nostra curiosità. L’attesa è stata però vana: rimane quindi a tutti gli effetti un mistero il motivo per cui Narducci e Beatrice abbiano scelto proprio Auricchio a Roma e non i collaboratori napoletani di tante indagini sulla malavita organizzata.
Come si arriva a Moggi.
I dubbi relativi all'inizio delle indagini di certo non sono una mera questione personale, riguardante Auricchio. C'è molto di più. L'indagine comincia con certe premesse e finisce in tutt'altro modo: una virata per molti versi incomprensibile, come è apparso a più riprese durante il dibattimento.
21 luglio 2004. La delega della Procura a svolgere indagini porta questa data. La Procura chiede ad Auricchio di verificare i rapporti tra la squadra del Messina e un gruppo di arbitri della sezione romana, con la GEA come possibile collante. I pm motivano l'atto allegando le dichiarazioni fornite da Dal Cin.
Ricorda lo stesso Auricchio, in Tribunale:"Chiedevano di procedere poi all’assunzione di informazioni su alcuni soggetti tra cui, in particolare, i Presidenti delle società di calcio del Cagliari e del Livorno, specificatamente Cellino e Spinelli [...] Questa, diciamo per scelta investigativa, questa delega fu gestita dalla 2° Sezione… giunse al Nucleo Operativo di Roma e fu gestita e fu curata in tutte le sue evoluzioni dalla 2° Sezione di questo Nucleo che era appunto quella che si occupava per competenza delle attività inerenti comunque l’apparato in materia di reati di Pubblica Amministrazione, organizzazioni criminali e altro. La Sezione, appunto, da me diretta."
Da luglio a settembre, quindi, Auricchio e gli uomini della squadra "Off-side" verificano la fondatezza dell’ipotesi investigativa iniziale dei Pubblici Ministeri. Al termine di questa fase di verifica, Auricchio fornisce ai pm un elaborato, la nota 554 del 18 settembre 2004, con "una serie di valutazioni e una serie di ipotesi investigative, compresa una richiesta di attività tecnica, quindi di attività di intercettazione telefonica, in particolare".
Tale informativa contiene pochissimi elementi indiziari, corroborati dalle dichiarazioni dei presidenti Spinelli e Cellino e dei procuratori Canovi e Morabito, e si indirizza, a sorpresa, verso il bersaglio grosso: Luciano Moggi. Tali deposizioni, al pari di quelle offerte da Dal Cin, risultano prive di riscontri e fondate su opinioni e voci di corridoio, per ammissione degli stessi interrogati che, interpellati in Tribunale a Napoli (Dal Cin, Cellino e Canovi), hanno di fatto confermato la natura opinabile delle loro dichiarazioni, come da verbale. Dichiarazioni che non potevano quindi nemmeno essere verbalizzate, come vieta espressamente l'art.194 del Codice di Procedura Penale. L'avvocato Prioreschi ha riassunto in un'intervista per il nostro sito: "L’informativa non contiene accertamenti di P.G. ma valutazioni investigative utilizzate per suffragare le ipotesi investigative del Maggiore Auricchio".
Prima di procedere oltre, è necessario un piccolo riassunto. L'indagine si indirizza verso il Messina, in quanto Ambrosino, il giocatore del Grosseto sotto intercettazione come indagato nell'ambito dell'indagine calcioscommesse, ha riportato ad un amico la confidenza fattagli da Salvatore Aronica, allora al Messina: c'era da puntare sulla vittoria dei siciliani contro il Venezia, perché "l'uomo nero" era d'accordo. L'arbitro (uomo nero) di quella partita era Palanca (uscito pulito da tutti i procedimenti). I Pm interrogano quindi Dal Cin che riporta alcune sue sensazioni: si dice in giro che gli arbitri del gruppo romano, la "combriccola romana", operino a favore delle squadre nell'orbita GEA, come sarebbe il Messina. Ecco l'ipotesi di reato: il Messina, attraverso i buoni uffici della GEA, ottiene arbitraggi favorevoli da arbitri vicini al potere della società dei procuratori. Il maresciallo Di Laroni, nella deposizione del 10 novembre 2009 (da pag. 47 del Pdf), esaminato dall'avvocato Messeri che difende Bertini, aveva dichiarato:
Avv. Messeri: E voi in relazione a questa richiesta che vi veniva dalla Procura, che tipo di indagine avete fatto?
Di Laroni: Allora, noi abbiamo acquisito tutta una serie di atti, innanzitutto abbiamo acquisito, credo abbiamo cercato di individuare i conti correnti, perché si parlava, forse, di eventualmente di regalie da parte di questa società ai vari arbitri che Le ho citati, i tre arbitri che Le ho citati. [...] L’ipotesi iniziale era comunque un’ipotesi di illecita concorrenza, quella che poi è stata Roma… e non voglio, ovviamente… ci ha pensato poi Roma. Perché, comunque, l’indagine è proceduta, poi quando l’indagine è stata portata a conoscenza dell’opinione pubblica, Roma ha detto 'La GEA ha sede a Roma' e se l’è tirata a sé. Quindi l’indagine si è divisa. Ma inizialmente, comunque, partivamo da un’indagine di illecita concorrenza per quanto riguarda la GEA, e illecito sportivo per quanto riguarda gli arbitri.
Avv. Messeri: Quindi le deleghe vi arrivavano dalla Procura della Repubblica di Roma o di Napoli?
Di Laroni: Mai avute deleghe dalla Procura della Repubblica di Roma. Solo dopo che, a maggio, Napoli ha fatto l’avviso a tutti i vari indagati, ormai le indagini erano, cioè non monitoravamo più niente e niente altro, a quel punto Roma, che io non so chi, mai avuti contatti fino ad allora, tra parentesi credo che abbia chiesto alla Procura di Napoli, ed hanno fatto uno stralcio.
Come si arriva a Luciano Moggi, andiamo ora a scoprirlo attraverso le parole dello stesso Auricchio.
Basti rilevare qui che, rispetto all'origine delle indagini, appare piuttosto strano che la persona che ha segnato la svolta dal calcioscommese al reato di frode sportiva, Aronica, non sia mai stato interrogato né fatto oggetto di accertamenti.
Tutte le contraddizioni.
La deposizione di Auricchio davanti al Tribunale di Napoli il 9 febbraio 2010 avrebbe dovuto chiarire molti dubbi ma, grazie anche all'incisivo controinterrogatorio delle difese, si è piuttosto caratterizzata per contraddizioni e incongruenze, in parte smentita da atti e fatti successivamente chiariti. Eccola.
Il secondo filone riguardava la GEA, poi stralciato nel 2006 e formato oggetto di specifico procedimento penale incardinato presso, inizialmente, la Procura della Repubblica di Roma e poi, diciamo, già risolto, quanto meno in primo grado, con un dibattimento (terminato con il proscioglimento degli indagati da tutte le ipotesi di reato formulate in questa prima fase, ndr).
In questa prima informativa la necessità di un approfondimento dal punto di vista indiziario, era legato al fatto che gli stessi Presidenti lamentavano una sorta di, diciamo, di controllo da parte della regolarità dei risultati in termini calcistici da parte degli arbitri, di alcuni arbitri che erano legati a, sostanzialmente, alla sede romana… sede romana dove spiccava in quel momento, come figura principale, l’arbitro internazionale De Santis Massimo… e, diciamo, questa cosiddetta "combriccola romana", era in grado di condizionare il corretto svolgimento delle partite. Questo gruppo di arbitri, tecnicamente, aveva dei contatti con la società GEA e, da questo punto di vista, le due cose creavano, diciamo, una sorta di incidenza in termini di regolarità delle competizioni sportive, e quindi del campionato di calcio professionistico. Svolgemmo anche accertamenti sui due arbitri che erano ritenuti far parte della delega iniziale... di questa combriccola, ripeto capeggiata sostanzialmente da De Santis Massimo, e cioè Gabriele e Palanca. Sulla base di queste valutazioni, sulla base del fatto che, diciamo, una delle squadre maggiormente favorite, secondo queste dichiarazioni iniziali, era il Messina, sulla base del fatto che il Messina aveva un numero rilevante di calciatori gestiti dalla GEA e che era ritenuta una società, sostanzialmente, molto vicina alla Juventus, allora, diciamo, con la figura di Moggi Luciano come Direttore della stessa società juventina, e sulla scorta del fatto che il figlio di Moggi Luciano, Alessandro, era comunque uno dei, diciamo, degli esponenti di rilievo di questa società GEA, svolgemmo una serie di valutazioni chiedendo all’Autorità Giudiziaria di Napoli di proseguire in queste investigazioni. Sulla scorta di queste valutazioni, diciamo, partiamo sulla… con una serie di intercettazioni telefoniche a carico di questi soggetti.
Le indagini vengono quindi indirizzate da subito verso Luciano Moggi, come ammetterà lo stesso Auricchio:
Avv. Prioreschi: Qual era l'ipotesi che Lei formula in questa informativa (la prima del 18 settembre 2004, ndr), l'ipotesi investigativa e quali erano gli obiettivi investigativi che Lei indica in questa informativa...
Auricchio: Sì, sono in premessa... in premessa dell'informativa a cui lei fa riferimento... "Quest'ufficio... almeno relativo alle indagini delegate nell'ambito del processo penale in oggetto... sul verbale di attività investigative incentrate essenzialmente sull'elaborazione iniziale di dati informativi, sia promananti da assunzione soggettiva... quindi in riferimento alle assunzioni di informazioni che si ricordavano... e sull'elaborazione... sia oggettiva che documentale... la cui preliminare analisi consente di evidenziare un quadro indiziario, in termini di assoluta concretezza, circa l'esistenza di un gruppo di soggetti, comunque riconducibili a Moggi Luciano, in grado di sviluppare una posizione dominante all'interno del sistema di calcio professionistico. Le ipotesi in particolare erano legate a una... sostanzialmente, tale gruppo di soggetti avvalendosi di una strategia essenzialmente poggiata sul ricatto e violenza psicologica è in grado di esercitare una pressione diretta e costante finalizzata al condizionamento..."
Avv. Prioreschi: Diciamo che le indagini sono state indirizzate subito verso Luciano Moggi.
Auricchio: Sì, sì...sì.
Avv. Prioreschi: ...con riferimento ad un'ipotesi di controllo del mercato...
L'indagine si indirizza verso il direttore generale della Juve, quindi, non in base alla denuncia di circostanze fattuali riscontrabili (l'unico fatto qui è che Luciano Moggi è effettivamente il padre di Alessandro Moggi), ma di "sensazioni" di alcuni presidenti, qualificate dagli stessi sin dall'inizio come tali. Nessuna evidenza quindi, ma un teorema investigativo già presente prima di qualsiasi reale accertamento dei fatti.
I primi intercettati.
Date le premesse, la lista di persone per cui Auricchio chiede autorizzazione a intercettare è quanto meno singolare.
In sostanza: De Santis capeggiava la "combriccola" ma non è inserito tra i primi intercettati, verrà inserito solo dopo nell'elenco. Di Laroni aveva dichiarato il 10 novembre 2009: "Le prime intercettazioni, se Lei vede, c’era anche un periodo di buio, vengono attivate ad ottobre 2004. Poi ad un certo punto 15 giorni durano. Ovviamente facciamo degli aggiustamenti, e poi, a partire dal 6 novembre 2004, capiamo in quei 15 giorni, che oltre all’illecita concorrenza c’è dell’altro, tant’è vero allarghiamo le persone che monitoriamo, veda i designatori ed altri soggetti… tant’è vero al 6 novembre partono le vere e proprie intercettazioni. Infatti, il 6 Novembre è stata proprio la partenza delle vere e proprie intercettazioni".
Il Messina era al centro della delega iniziale dei pm e del primo elaborato di Auricchio, ma nessun suo dirigente ha mai avuto una utenza telefonica intercettata. Una stranezza che l'avvocato Morescanti ha messo in evidenza ricevendo risposte assolutamente vaghe e confuse.
Di seguito il controesame del 30 marzo 2010.
Auricchio: Sì, più o meno, in sintesi, sì...
Avv. Morescanti: Quindi l’ipotetica vicinanza con la Juventus, voi l’avete presa in considerazione già da quanto?
Auricchio: Da… Da subito, credo. Rientrava, se non ricordo male, rientrava nella prima delega d’indagine, quella di luglio 2004, dei magistrati di Napoli, a cui noi rispondiamo nel settembre 2004 con la richiesta di intercettazione telefonica.
Avv. Morescanti: Senta, visto che questo dato emerge ed era chiaro che voi avete iniziato le indagini in questo modo, come mai, se nell’indagine si parla di rapporti tra Messina e Juventus, non avete preso in considerazione l’idea di intercettare i telefoni dei dirigenti ad esempio del Messina?
Auricchio: Eeeh… beh, le attività tecniche, diciamo, dopo questa prima impostazione iniziale si erano concentrate con la richiesta del 2004 più in direzione del mercato, agenti, calciatori...
Avv. Morescanti: In riferimento a questo processo, non al processo Gea...
Auricchio: Sì, è attività di questo procedimento penale. Se poi nel 2006 è stato stralciato, però, diciamo...
Avv. Morescanti: Però da quello che io ricordo è che, quando ad esempio furono anche messi sotto indagine gli arbitri Palanca e Gabriele, era per frode sportiva...
Auricchio: Però non è un’attività investigativa che appartiene al nostro percorso, cioè questa attività, specificatamente condotta dai giudici di Napoli, ha proseguito con una sua autonomia, tanto è vero poi ci sono state delle evoluzioni, questa a cui fa riferimento, cioè l’uomo nero, Palanca, Gabriele, ecc. Almeno a quel tempo...
Avv. Morescanti: Cioè non ho capito, in riferimento a quell’indagine, veniva svolta proprio per accertare i legami tra la Juventus e Messina… giusto?
Auricchio: Sì… era una delle ipotesi...
Avv. Morescanti: E quindi per quale motivo voi, avendo questa ipotesi, l’avete esclusa poi immagino nel proseguire, perché come è possibile che una squadra operativa come la vostra che deve fare le indagini su frodi sportive soprattutto commesse dalla squadra del Messina, poi decide di non intercettare nessuna utenza telefonica appartenente a nessun dirigente del Messina?
Auricchio: L’ipotesi di frode sportiva non era inizialmente configurata nei confronti del Messina, l’ipotesi iniziale sul Messina era l’ipotesi della consistenza dei calciatori della Gea nel Messina. In più, accanto a queste ipotesi, c’era il discorso della più volte chiamata combriccola romana, da cui poi sono emerse diciamo le sotto-posizioni degli arbitri Palanca e Gabriele. Però in termini di frode sportiva del Messina, no...
Avv. Morescanti: In riferimento alla Gea, che aveva più o meno calciatori nel Messina, voi avete verificato quanti calciatori che facevano parte della Gea, poi effettivamente erano in uso alla società Messina Calcio?
Auricchio: Sì, sì.
Avv. Morescanti: L’avete indicato, per esempio nel 2002/2003 Lei sa dire al tribunale quanti giocatori Gea facevano parte del Messina?
Auricchio: Perché mi dice 2002/2003?
Avv. Morescanti: Perché poi nel 2003/2004 arriva il dirigente sportivo Fabiani, odierno imputato, e il numero dei giocatori Gea cambia.
Auricchio qui salta sul filo come un trapezista, in quanto l'indagine sul calcioscommesse cambia totalmente direzione proprio in funzione di un'ipotesi di frode sportiva del Messina, nella partita contro il Venezia. E' la confidenza che Aronica fa ad Ambrosino (che il Messina sarebbe stato aiutato a vincere da Palanca) a cambiare il corso delle indagini. Gli arbitri entrano in gioco in riferimento al Messina (l'arbitro di Messina-Venezia viene intercettato!), e verso il Messina si orientano le "sensazioni" di Dal Cin, Gregucci, Spinelli e Cellino. Com'è possibile escludere il Messina?
Forse era un piccione troppo piccolo.
Perché non intercettare De Santis poi, che è ritenuto la figura carismatica che guida gli arbitri proni alla GEA? Misteri.
Quando Auricchio sostiene che "questo gruppo di arbitri (la "combriccola romana" ndr), tecnicamente, aveva dei contatti con la società GEA", cosa significa? Quale riscontro fattuale ha un'affermazione come questa? Dove sta "tecnicamente" il contatto? Cellino nella sua deposizione parla di una voce riguardante un'amicizia professionale tra De Santis e Fabiani, ma nessuno dei due è intercettato, e in nessuna informativa compare qualcosa a riguardo.
Indizi e teoremi.
In questa prima fase, che precede le richieste di intercettazioni, troviamo quindi elementi indiziari propri solamente a carico del Messina e degli arbitri Palanca e Gabriele. Niente di niente su Luciano Moggi, se non un teorema investigativo, nato chissà quando e fondato solamente su un paio di deposizioni, verbalizzate a discapito della loro natura di opinione, non suffragata da alcun fatto.
Il link che porta dal Messina alla GEA è insussistente, come rivela l'avvocato Morescanti: il Messina si è liberato di molti giocatori GEA, anziché aumentare il numero di giocatori GEA in rosa.
Il contatto tra GEA e arbitri, parimenti, come appena sottolineato, non ha alcun elemento indiziario a suffragio.
L'unico elemento è quello che unisce Moggi e GEA: Moggi è il padre di un socio della GEA.
Per sapere questo, evidentemente, non c'era certo bisogno di Auricchio.